Forme e simboli di Penitenza
I comitati rionali.
Ogni rione è rappresentato da un comitato, costituito da cinque deputati; insieme i venti rappresentanti dei quattro rioni formano il Comitato dei Riti Penitenziali. Non sono gli abitanti dei rioni ad eleggere i deputati; di solito la carica si tramanda per tradizione familiare o per scelta degli altri membri e dei loro collaboratori. Spetta al parroco il compito di convocare e presiedere il comitato dei riti. Le riunioni hanno inizio un anno prima della scadenza settennale e servono a definire la composizione dei quattro comitati rionali, la data definitiva delle processioni, che hanno inizio il lunedì successivo al quindici agosto, giorno in cui si festeggia l’Ascensione di Maria Vergine al Cielo, e tutte le questioni riguardanti l’organizzazione della festa. Ogni comitato rionale ha piena autonomia nella organizzazione delle proprie processioni di penitenza e comunione, nella preparazione dei misteri, nella scelta dei personaggi e del proprio coro. Di loro competenza è anche la raccolta delle sottoscrizioni, che deve avvenire assolutamente all’interno dei propri confini rionali. Al termine dell’intera manifestazione penitenziale ogni rione è tenuto a rendere pubblico il proprio bilancio, così che i cittadini possano essere informati sia su quanto è stato raccolto attraverso le offerte sia su quanto è stato speso per l’intera organizzazione. La questua ha solitamente inizio dopo il 26 maggio, festa di San Filippo Neri, Patrono del paese, avviene sempre di domenica ed è preannunciata dal suono dei campanelli. La prima uscita spetta di diritto al rione Croce, seguita nelle domeniche successive dal rione Portella, Fontanella e Piazza. A conclusione del rito penitenziale i comitati vengono sciolti, per essere poi istituiti nuovamente nel settennio successivo. Loro ultimo compito è quello di fare un dono all’Assunta in segno di ringraziamento.
I misteri.
Sono quadri viventi, rappresentazioni allegoriche della Sacra Scrittura, delle vita dei Santi, della storia della Chiesa, dei dogmi di Fede e dei Principi morali. I misteri vengono rappresentati da uomini e donne, adulti e bambini che, in costumi d’epoca, a volte preziosi o antichi, sfilano per tutto il paese mantenendo sempre statico il loro atteggiamento figurativo e senza
proferire parola. Quindi assistiamo al lento incedere di Madonne, di Santi, di re, di paggi, di guerrieri, ecc., che avanzano anche a ritroso lentamente e con le mani spesso impegnate a portare oggetti o a santificare, con gli occhi fissi al cielo, il portamento solenne o umile…
Anche questi interpreti fanno la “loro penitenza” che non è meno gravosa di quella dei Flagellanti o dei Battenti! In queste occasioni le stradine di Guardia, specie quelle caratteristiche lastricate o a gradini del centro storico, si animano di una “spiritualità testimoniata e vissuta in modo del tutto particolare”.
Ogni “quadro” viene preparato con scrupolosa meticolosità e anche i soggetti vengono selezionati con molta perizia e accortezza. Una volta scelto l’argomento, compito esclusivo dei Comitati rionali, si cerca di fissare in essi il punto culminante, il “clou”, la scena che maggiormente evidenzia la virtù, la qualità, il significato di quello che si rappresenta. Un cronista ha così annotato “ … gli uomini e le donne chiamati a dare volto e forma ai personaggi si mostravano talmen- te compresi nel ruolo da apparire come statue in ogni momento del lunghissimo percorso…”. Ciascun “quadro” misterico è preceduto da un “vessillifero” (un angelo o un paggio) che reca un’insegna con il titolo illustrativo del Mistero. Seguono dopo la rappresentazione, uomini e donne che procedono pregando o litaniando. Nelle Processioni di Penitenza ogni rione richiama in maniera forte tale concetto (Croce: San Girolamo penitente- Portella: Santa Margherita da Cortona- Fontanella: il bestemmiatore lapidato- Piazza: la Maddalena penitente). Fanno loro seguito i Flagellanti rionali. Non sempre i Misteri presentati dai Rioni sono gli stessi di settennio in settennio, né sono stati sempre così numerosi. Sull’origine in loco dei misteri si conosce poco. Le prime notizie di “misterji” che si svolgevano a Guardia risalgono all’inizio del XVII secolo, ma il documento non si riferisce alle processioni dell’Assunta. Comunque i nostri misteri si rifanno senz’altro a quelle rappresentazioni che ebbero larghissima diffusione per tutto il Medio Evo in gran parte d’Europa, anche se a Guardia, quasi sicuramente, sono nate molto più tardi.
I cori rionali.
È documentato che da tempi remoti, per la festa in onore della Vergine Assunta, durante le processioni rionali e in quella generale, si chiedeva ad alcuni maestri e musicisti locali di comporre e far eseguire un canto chiamato comunemente “canzoncina”, mentre il popolo e i penitenti incappucciati cantavano prevalentemente le litanie lauretane. A memoria d’uomo sappiamo che ogni Rione ha un proprio coro, il quale, all’interno della processione rionale, ha un posto ben preciso e assegnato nell’organico dei quadri misterici. Non si è ancora in grado di stabilire il periodo esatto di inserimento dei cori nei Riti Penitenziali; tuttavia, essi, con il tempo, hanno assunto sempre più un ruolo di grande rilievo. All’origine i Cori erano formati esclusivamente da giovani donne nubili. Nel corso degli anni, tuttavia, è emersa forte la necessità di inserire pure donne di età adulta, anche se già sposate. Di recente, inoltre, i Cori Rionali hanno dato accoglienza anche agli uomini, favorendo così l’esecuzione di canti a più voci. Alla preparazione e direzione della corale è stato sempre chiamato un musicista che, il più delle volte, è stato anche l’autore delle musiche e dei testi, che evocano maggiormente i sentimenti e l’atmosfera che motiva l’uscita della Vergine Assunta in processione. Ogni Coro Rionale, durante la settimana, è chiamato ad eseguire tre canti: uno per la processione di Penitenza, uno per la processione di Comunione e uno per l’Apertura della Lastra. Oggi più di ieri i comitati rionali impegnano buona parte della preparazione ai Riti di Penitenza per l’allestimento dei Cori, dei versi, delle musiche e delle prove, che durano anche mesi. Naturalmente, alcune canzoncine col tempo sono diventate patrimonio comune della Comunità Parrocchiale; infatti vengono eseguite in molte occasioni durante la liturgia eucaristica o durante le Veglie in onore della Vergine Assunta.
I flagellanti o disciplinanti.
I flagellanti partecipano esclusivamente alle processioni infrasettimanali chiudendo il corteo della processione di penitenza del Rione di appartenenza. Sono disposti per due in una lunga fila, vestiti con un saio bianco e cappuccio ad occhiaia. I flagellanti o disciplinanti sono così chiamati, perché fanno uso di un antico strumento di penitenza la ‘disciplina’ che consiste in un gruppo di strisce metalliche, unite da una catenella con le quali si percuotono ritmicamente le spalle. Essi hanno anche il compito secondario ed occasionale di un vero e proprio ‘servizio d’ordine’, facendosi largo tra gli spettatori, che nelle stradine anguste del centro storico possono eventualmente ostruire il passaggio del corteo rionale. Presumibilmente molti disciplinanti che sfilano durante le processioni infrasettimanali dei rioni sfileranno, poi, come battenti nella domenica successiva, giorno della Processione Generale. La pratica della flagellazione si fa risalire all’XI secolo. Il fenomeno è inizialmente circoscritto alla vita monastica e relegato alle regole di automortificazione imposte da parte degli ordini religiosi di appartenenza. I ‘flagellanti’ o meglio, nel nostro caso, i ‘disciplinanti‘ per la prima volta compaiono in pubblico in una processione organizzata a Perugia nel 1260 da Fra’ Raniero Fasani. E’ l’inizio dell’era dello Spirito Santo con la lotta finale contro l’Anticristo, e, a ben guardare gli episodi nefasti del 1259, come l’epidemia di pestilenza, la carestia diffusa e l’invasione dei tartari in Europa centrale, facevano proprio pensare che fosse giunto il momento predetto e tanto temuto.
I battenti.
I battenti sfilano esclusivamente nel giorno della Processione generale seguendo il Mistero di San Girolamo penitente rappresentato dal Rione Croce. Si tratta di una presenza limitata rispetto alla durata dell’evento, la loro partecipazione assume, all’interno della manifestazione, lo stesso peso e valore degli altri protagonisti, eppure, da sempre, è l’aspetto più clamoroso e discusso dell’intero avvenimento. Nella Basilica Santuario dell’Assunta, l’antico luogo di riunione dei battenti era la Cappella del ‘Sangue sparso’, ma il loro numero sempre crescente, ha fatto in modo che l’intero Santuario fosse occupato dai battenti. Essi, nel momento clou, al grido di ‘Fratelli, in nome di Maria, con forza e coraggio, battetevi!’ in ginocchio, camminando a ritroso e, con lo sguardo verso la statua dell’Assunta, escono dal Santuario per sistemarsi, incolonnandosi, dietro il mistero di San Girolamo penitente. Disposti in una lunga fila a due, reggendo nella mano sinistra un crocifisso, e molti anche una immaginetta dell’Assunta, incappucciati e vestiti con un lungo saio bianco, modificato ed aperto sul davanti, si battono il petto con la ‘spugna’, un pezzo di sughero circolare, nel quale sono stati opportunamente sistemati degli spilli le cui punte fuoriescono dal sughero per circa due millimetri, e sono ulteriormente distanziati alla base del sughero con uno strato di cera. Il battente, percuotendosi incessantemente e ritmicamente, provoca il sanguinamento del petto. Per detergere, disinfettare e mantenere aperta la ferita, alcuni assistenti, dispensano del vino bianco sulla spugna. I battenti in ordinato corteo seguono la processione generale fino all’incontro con la Statua dell’Assunta, in prossimità di Piazza Castello e della Basilica di San Sebastiano; poi, cominciano ad allontanarsi singolarmente o a gruppi per poi ritornare, vestiti con abiti ordinari, a seguire l’ultima parte della processione generale e a prendere in spalla la Statua dell’Assunta. E’ un loro antico diritto accompagnarla al Santuario nell’ultimo tratto del percorso processionale.
La spugnetta.
La ‘spugnetta’ o ‘spugna’, come viene chiamata, è un pezzo di sughero circolare, realizzata e costruita da artigiani locali appartenenti ai rioni, nel quale sono opportunamente conficcati degli spilli in acciaio, che la tradizione indica in trentatré, gli anni di Cristo; anche se questo non corrisponde al vero poiché il numero degli spilli è legato alla dimensione e al diametro del sughero. Gli spilli fuoriescono per alcuni millimetri e sono ulteriormente distanziati alla base del sughero con uno strato di cera; ha questo il compito importante di preservare la ferita dal contatto del sughero e a livellare la sua superficie circolare. Una delle prime testimonianze sulla ‘spugna’ e sul suo utilizzo da parte dei ‘battenti’ nonché sulla nascita dell’intera tradizione guardiese della festa dell’Assunta è fornita da un testo del gesuita P. Scipione Paolucci ‘Missioni de padri della Compagnia di Gesù nel Regno di Napoli’ del 1651. Il testo descrive le processioni penitenziali del suo tempo ed elenca numerosi strumenti di penitenza tra cui … “suvéri armati di gran copia di pungentissimi a chi … “descrivendo cosi sia la ‘spugna’, che l’azione penitenziale del battente.
Le corone di spine, le corde e le funi.
Gli strumenti di penitenza non si limitano solo alla spugna e alla disciplina, ma ci sono anche le corone di spine intrecciate che si portano in testa, le funi di varie dimensioni poste ed intrecciate sul petto, le croci nere senza il Cristo e senza i simboli della passione. Elementi come Croci e Crocifissi non sono una particolarità dei Riti settennali, ma sono presenti in tante altre manifestazioni penitenziali che si celebrano nel mondo. Questi strumenti invece si ritrovano nei Riti settennali e sono molto presenti nelle processioni di penitenza di tutti i Rioni; sono simboli, mutuati dalla passione di Cristo, simboli proprio della penitenza. Non sono paragonabili alla ‘spugnetta’ e alla ‘disciplina’, strumenti, come abbiamo visto, legati ad una particolare pratica penitenziale tipica dei riti guardiesi, ma, … corone di spine, funi, corde … hanno, in questo caso, un valore chiaramente simbolico e visivo come segno di contrizione e del pentimento vissuto come sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il battesimo. Ad ‘indossare’ questi simboli sono componenti del rione, uomini e donne non direttamente impegnati nella rappresentazione dei misteri, che sfilano in processione collocandosi tra un ‘mistero e l’altro sia per segnarne la sequenza sia per prestare aiuto ai componenti del mistero stesso; a questo proposito bisogna ricordare che molti misteri prevedono il coinvolgimento di giovani e di bambini.
Lo stendardo.
Nelle processioni di penitenza, in quelle di comunione e, ovviamente nella processione generale della domenica, i rioni si fanno precedere dal proprio stendardo o gonfalone. Nella processione generale lo stendardo costituisce l’elemento visivo principale tra la fine dei misteri di un rione e l’inizio del rione seguente. Erano le antiche ‘bandiere’ dei Comuni, divennero poi il tipico vessillo ecclesiale delle confraternite. I quattro Rioni presentano gonfaloni o stendardi simili nella forma, ma semplici differenti decori su raso in seta ricalcano temi e simboli sempre in linea con la Festa dell’Assunta.
• Sullo stendardo del rione Croce spicca una croce.
• Sullo stendardo del rione Portella è rappresentata un’antica porta.
• Sullo stendardo del rione Fontanella campeggia l’immagine dell’Assunta.
• Sullo stendardo del rione Piazza è rappresentata la statua dell’Assunta
• Lo stendardo è sostenuto da un angelo circondato da bambini, simboli d’innocenza, di gioia e di semplicità, che portano in mano i fiocchi collegati da un nastro alle braccia del gonfalone.