Presentazione de “Le ombre del Tempo”
Nell’articolo scritto da Nicola Pigna, il Parroco Padre Filippo Di Lonardo risponde alle domande riguardanti il rapporto tra i giovani e i Riti Settennali, tema principale del documentario. Buona lettura.
Il Liceo Scientifico di Guardia insieme all’Associazione Culturale TRE TORRI ed al Circolo DO- XA- ARCI presentano, il 22 dicembre, il documentario “Le ombre del tempo”. Tale lavoro si pone l’obiettivo di riflettere sul rapporto tra i giovani e i Riti Settennali. Abbiamo chiesto ulteriori chiarimenti sull’argomento al Parroco P. Filippo Di Lonardo C. O.
Lei durante i Riti ha detto che essi sono “spettacolari ma non uno spettacolo”. Come si può comprendere, con chiara consapevolezza, la pienezza dei Riti senza scaturire in luoghi comuni che ne svilirebbero il senso?In un mondo dove tutto è spettacolo, anche i Riti settennali di Penitenza in onore della Vergine Assunta sono visti, spero soltanto da chi non li vive con fede, come uno spettacolo.E’ difficile trasmettere il senso vero dei Riti perché ognuno, credente o non credente, li vive e li interpreta dal punto di vista prettamente personale fermandosi ad alcuni aspetti che sono più vicini al proprio sentire. Basti pensare che molti salgano a Guardia e- sclusivamente la domenica e poi scrivono che i Riti sono i “battenti” escludendo la maggior parte della gente. Bisogna anche rendere evidente che siano pochi quelli che vivono in pienezza la complessità dei Riti e sono convinti che questi non si riducano a un giorno o una settimana ma sono un punto di arrivo e di partenza del cammino di un’intera comunità.
La fede è l’essenza dei Riti. Spesso però certa parte di osservatori tendono ad individuare aspetti che riducono la fede in una condizione di subalternità rispetto ad altri elementi. Il Parroco, ma anche il guardiese don Filippo, cosa ne pensa?La fede è dono e ognuno accoglie questo dono in modo unico. Molte volte la nostra vita non è sempre coerente con la fede che diciamo di avere ecco perché gli osservatori notano una certa subalternità rispetto ad altri elementi pur presenti nei nostri Riti. Altri elementi per la riflessione sono la presenza di chi non vive la fede e/o non hanno niente a che fare con la nostra storia ma entra lo stesso a far parte dei Riti per tradizione, per emulazione, per curiosità o per invito. Tutto questo non aiuta l’osservatore a comprendere il significato profondo della manifestazione che i nostri antenati ci hanno trasmesso. E’ urgente assumersi la responsabilità di trasmettere pazientemente il senso di ciò che ci ha preceduto, delle tradizioni e delle vicende senza le quali noi non saremo ciò che siamo oggi; non per irrigidirci o ripiegarci sul passato, bensì per trasmettere lo spirito, pur nel necessario mutare delle forme.La secolarizzazione tocca in maniera davvero forte e preoccupante le nuove generazioni. Qual è, a suo avviso, la corretta relazione che deve intercorrere tra i giovani e i Riti?“Il secolarismo è frutto di un’idea dell’uomo che oggi ha devastato non solo le nuove generazioni, ma ha creato un vero e proprio smarrimento anche in chi aveva dei valori di riferimento. I giovani, in particolare, sentono il desiderio di autenticità e investono con generosità energie ove sentono che davvero quanto stanno facendo ha un senso. Certo, il puro desiderio di autenticità non basta: va integrato con il riconoscimento dell’autenticità degli altri, dell’autenticità della storia, del valore di tutto ciò che, in poche parole, è esterno alla nostra coscienza e alle nostre sensazioni emotive. Infatti, oltre a prestare ascolto ai nostri desideri, dobbiamo riconoscere di essere preceduti da una storia, da tradizioni e culture che trasmettono un senso che va al di là di noi. Nessuno può pretendere di disporre totalmente della verità che sempre ci precede; solo cercandola e cercandola insieme daremo senso alla nostra ricerca.”
Come risponde agli interrogativi e alle incertezze che alcuni intervistati nel video “Le ombre del tempo” lasciano trapelare?
“Il crescente analfabetismo religioso delle giovani generazioni, per tanti versi ben disposte e generose, ma spesso non adeguata- mente formate all’essenziale dell’esperienza cristiana e ancor meno a una fede capace di farsi cultura e di avere un impatto sulla storia è il problema più preoccupante. Oggi aumentano le informazioni e le conoscenze, ma con esse non aumenta per niente automaticamente l’unità della persona anzi, si manifesta sempre di più il rischio della scissione interiore tra razionalità, dimensione affettivo- emotiva e vita spirituale. Senza uno sguardo contemplativo diventa difficile interiorizzare i Riti settennali, la storia in cui viviamo, fino a discernevi un senso e a farla nostra.”Nicola Pigna